Arco quadrifronte di Malborghetto

Category
Archi
Country
Italia
Region
Lazio
Province
Roma
Town
Sacrofano
Ownership
Malborghetto
Compilation date
15 giugno 1993
Author
Maria Teresa Natale

Address

Al km 19,4 della via Flaminia, nelle immediate vicinanze della stazioncina ferroviaria

Description

Inglobato all'interno di un casale fortificato, è presente un arco quadrifronte attribuibile al IV secolo d.C.

Esso era stato eretto all'incrocio tra la via Flaminia e una strada ad essa perpendicolare, che collegava l'agro veiente alla valle del Tevere, riconosciuta probabilmente nell'odierna strada che conduce da Sacrofano al fosso del Drago, verso la via Tiberina. È stata avanzata dal Töbelmann, che per primo eseguì una dettagliata analisi del monumento nel 1914, l'ipotesi, molto suggestiva, che esso fosse stato innalzato sul luogo in cui Costantino aveva posto l'accampamento all'epoca della prodigiosa visione della Croce, preludio alla vittoriosa battaglia combattuta contro Massenzio presso i Saxa Rubra (312 d.C.). In epoca medievale, i fornici dell'arco romano vennero murati e il complesso venne trasformato in un casale fortificato, circondato da un piccolo borgo chiamato Burgus S. Nicolai de Arcu Virginis, in quanto sorto intorno all'antica chiesetta di S. Nicola. Il complesso rurale viene sovente menzionato in documenti di epoca medievale e raffigurato in piante e incisioni rinascimentali e barocche, nelle quali viene ricordato con gli appellativi di Borghetto, Borghettaccio o Malborghetto (quest'ultima denominazione è forse dovuta al fatto che il casale divenne luogo di dubbia reputazione, frequentato da briganti). Nel XV secolo il borgo venne incendiato nel corso di un assedio effettuato dagli Orsini nei confronti della famiglia dei Colonna, sostenitrice del pontefice Innocenzo VIII. In seguito, il complesso fortificato perse ogni funzione strategica: nel XVII secolo, divenne sede di un'osteria, nel XVIII ospitò una stazione di posta e, infine, scadde a semplice dimora rurale. Abbandonato da tempo, venne espropriato dallo Stato nel 1982 e, dopo due anni, si diede l'avvio a lavori di restauro, consolidamento e analisi di tutta l'area.

L'arco, a pianta rettangolare (m 14,86 x 11,87), presenta i lati lunghi a nord e a sud. I pilastri (m 4,44 x 3,26) poggiano su fondazioni singole in opus caementicium, sulle quali si imposta una platea di blocchi di travertino; ugualmente costituiti in opera cementizia, composta da scapoli di tufo di Grotta Oscura e malta pozzolanica, i quattro pilastri appaiono rivestiti da un paramento laterizio di mattoni triangolari o trapezoidali, ottenuti da bipedali. I fornici, la cui imposta misura m 6,22, si presentano semicircolari sui lati lunghi, in cui si nota una doppia ghiera di bipedali, ed ellittici sui lati brevi. La loro ampiezza è di m 5,97 sull'asse NS e di m 5,35 sull'asse EW. Al di sopra dei pilastri sono impostate quattro volte a botte realizzate con un sistema di nervature laterizie, terminanti in una volta a crociera centrale. La trabeazione in marmo presenta alcuni settori aggettanti corrispondenti, su ognuna delle fronti principali, a quattro colonne a fusto scanalato con capitello corinzio e base composita, ciascuna delle quali era posta su basamento singolo, non collegato alla struttura dell'arco che, alla loro altezza, presentava delle lesene. Dell'architrave e del fregio rimangono purtroppo in situ solo pochi elementi. L'attico, del quale non è nota l'altezza totale, è leggermente rientrante; esso era suddiviso, all'interno, in tre settori tramite due muri nei quali si aprivano due aperture ad arco. È probabile che, esternamente, i muri corrispondessero a delle lesene impostate al di sopra degli elementi verticali inferiori. Non si conosce la forma della copertura: il Töbelmann proponeva che essa fosse costituita da una piattaforma rettangolare al di sopra della quale, dato il notevole spessore dei muri perimetrali che la sostenevano, potevano collocarsi diversi elementi statuari, forse identificabili in una quadriga trionfale fiancheggiata da trofei. In un disegno di Giuliano da Sangallo anteriore al 1494, l'attico, del tipo "a frontone", è raffigurato con un coronamento di forma conica, costituito da laterizi rivestiti da blocchi di travertino; non si sa, comunque, quanto tale raffigurazione sia degna di credito oppure frutto di una ricostruzione fantasiosa. Per quel che concerne, invece, l'apparato figurativo ipotizzato dal Töbelmann, la sua presenza non è confermata da nessun dato certo. Dopo la chiusura dei fornici, il monumento subì gravi danneggiamenti. Infatti, il paramento esterno in laterizio appare in molte parti gravemente manomesso, soprattutto a causa dell'apertura di diverse finestre su tutti i lati, della sopraelevazione dell'attico, dell'addossamento di una scala sul lato orientale e della realizzazione di una stalla sul lato settentrionale, della quale sono ancor oggi perfettamente visibili le tracce dei due spioventi del tetto, di una volta a botte e dei fori per l'alloggiamento di travi lignee. L'accesso al casale avveniva dal lato occidentale nel quale era stato aperto un portone d'ingresso prospiciente il nuovo tracciato della via Flaminia, successivo alla chiusura dei fornici. Si segnala la presenza, sulla sommità del lato meridionale, di un'iscrizione su maioliche di forma rettangolare, disposte tra due fasce parallele aggettanti. Ogni mattonella possiede l'indicazione di una singola lettera oppure delle lettere finali di parole singole in forma esponenziale, dipinte in azzurro su fondo bianco. Il testo dell'iscrizione (CONSTANTINVS PETRA SANTA [.] SMIPII V [.] MAXS RESTAURAVIT) si riferisce a un restauro effettuato nel 1567 da un certo Costantino Petrasanta, durante il pontificato di Pio V. Sullo stesso prospetto, all'estremità meridionale, è visibile un piccolo stemma della Basilica Vaticana.

Per ciò che concerne la sistemazione interna del casale, si può notare una successione di ambienti disposti su due piani, le tramezzature dei quali sono per lo più di epoca moderna. Al piano terreno, nel vano centrale, il recente restauro ha reso visibile il sottostante basolato dell'antica via Flaminia, mentre in diversi settori del secondo piano è stato riportato alla vista il paramento murario originale.

Poche, purtroppo sono le tracce residue del borgo circostante: parte del muro perimetrale in scaglie di selce, che probabilmente un tempo era a doppia cinta, è visibile sul lato settentrionale e su quello orientale, nel quale si è anche riconosciuta una torre. A sud, invece, in una parete in tufelli parallelepipedi, caratterizzata da un'apertura a cui stipiti marmorei fanno da cornice, identificata in un primo tempo come parte dell'antica chiesa di S. Nicola, si è voluto riconoscere l'ingresso meridionale del borgo fortificato. All'interno della cinta, il lato meridionale del casale, la chiesa e un muro parallelo alla strada, racchiudono un piccolo cortile dal quale, per mezzo di una scala, si può accedere a un ambiente sotterraneo scavato nel tufo; nel cortile sono, anche, presenti un pozzo a sezione quadrata e un forno. A sud di esso è visibile una chiesa caratterizzata da due corpi distinti, dei quali quello posteriore, in muratura a scaglie di selce, è senz'altro più antico e databile forse agli anni 1742-44, mentre quello anteriore è frutto di un ampliamento avvenuto nel 1947 a opera di Bernardino Sili.


Bibliography

C. Calci, C. Messineo, Malborghetto, Roma 1989.

Linked tourist routes

La Via Flaminia da Porta del Popolo a Rignano Flaminio

archeologico, Italia, Lazio, Roma