Alfano e Writers, by Frode, 28 giugno 2009

Il Disegno di legge n. 733 bis/2009 sulla sicurezza è diventato legge. Carcere fino a tre mesi per chi imbratta beni di interesse storico; fino a sei se si sporcano immobili o mezzi pubblici. Ammenda per chi vende bombolette di vernice a minori. Lascia il segno pubblica il commento di FRODE, avvocato del Foro di Milano e writer.


È stato approvato dal Senato il disegno di legge , con 157 voti favorevoli, 124 voti contrari e 3 astenuti. È, dunque, legge dello Stato il ''Pacchetto'' sicurezza con il via libera definitivo del Senato al DDL (n.733-b) contenente disposizioni in materia di sicurezza pubblica, fortemente voluto da Governo e ministro Maroni

Una parte del provvedimento si occupa di un fenomeno considerato ''di illegalità diffusa, che incide sia sulla vivibilità dei centri urbani, sia sulle condizioni minime di cura del territorio''. Viene, infatti, preso in considerazione il fenomeno dei writers, o meglio "graffitari", (per dirla a mo' di nonno di provincia) che trovano una specifica sanzione, anche di carattere penale, prevedendo la necessità che la sospensione condizionale sia condizionata al ripristino della situazione quo ante e, quindi, al venir meno dei danni che sono stati creati con quelle condotte.

Ora c'è da chiedersi quanto effettivamente del fenomeno writing-street art, che riguarda le giovani generazioni, sia effettivamente fonte d'interesse per il legislatore. Certo si nota che "la messa in prova" sia una chance in più, che permette di riparare, con lavori socialmente utili, allo "sbaglio" creativo di chi non riesce proprio a disegnare solo sui quaderni.

Ma quanta propaganda politica si cela dietro a norme che inchiodano adolescenti con la bomboletta, ma lasciano liberi gli imprenditori (vedi Tanzi) che hanno rovinato i loro genitori...?. A volte ci spiace ammettere che molte delle immagini figurative che circondano i nostri occhi sono poco piacevoli. Ma invece di favorire la crescita, come quella creativa che i giovani cercano ad ogni costo, si cerca solo consenso populista, ritornando al concetto di sicurezza delle strade, usando come escamotage il fenomeno writing.

Eppure in questo contesto nascono realtà inaspettate e si rinforzano vecchi percorsi.

Io per primo che vi scrivo, non avrei mai pensato di far nascere nuovi progetti di writing nelle aule del Tribunale. Infatti lì, dove ogni giorno difendo imputati, ho conosciuto un poliziotto-writer, quasi come un gioco in cui nel levarsi progressivamente le maschere, si giunge man mano a quella finale. Da quel giorno ho capito che Writing e Legge hanno molto in comune: a loro modo esprimono nostri bisogni.

Il fatto di lavorare nella Giustizia e pensare che la più genuina espressione di pensiero e creatività sia la strada, potrebbe sembrar cosa strana; ma quello che devia, a nostro dire, la coscienza è piuttosto il fatto che la pubblicità rende le città claustrofobiche, o che giornali e televisioni attentino ogni giorno all'intelligenza dell'uomo e alla sua libertà, proponendo messaggi bassi e subdoli (condivido pienamente Banksy a proposito).

La norma penale, nonostante non contempli molteplici aspetti, prevede in fattispecie generali ed astratte ipotesi di comportamenti illeciti... Esistono sempre le attenuanti, nonché tutte le circostanze del reato da valutarsi caso per caso. Certo è che un uomo che chiede giustizia non può condannare senza distinzione alcuna gruppi di persone senza distinzione alcuna... Direi che chiedere sicurezza, ma altresì tutelare il diritto all'espressione, entrambi quali diritti riconosciuti dalla nostra Costituzione, necessiti di uno sforzo in più perché non si cada nella tentazione della gogna per tutti.

All'artista di strada, perciò, spetta la lotta con stile per il proprio diritto a esprimersi, comunicando con il proprio lavoro, non cercando la rottura a ogni costo. Al cittadino, ma al giurista soprattutto, la dura opposizione alle norme che esprimono solo i piani oscuri della politica e non tutelano né la sicurezza, né lo stesso sistema Giustizia. Questo è ciò che dobbiamo fare.

Ok, ma allora la creatività, la libera espressione...Dove? Come? Possibile che non vi sia scritto da nessuna parte che l'arte non è un crimine?

A veder come il caso viene trattato, pare proprio che alla gente poco freghi di questo... Perché chi non esercita né la mente né la fantasia cade facile vittima delle pochezze che aleggiano nella società. Ecco allora il pregiudizio: credere che il fenomeno writing sia il clandestino in casa nostra, colui che ci porta via il nostro benessere, il nostro ordine di idee.

Non provare a immaginare. Non usare più il proprio talento, ma aspirare a una società a mo' di Grande Fratello. Questo è quello che temo. E nelle riforme della giustizia paiono notarsi sempre più grigie sfumature.

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